Lungo
il margine del fiume, erano giunti dalle colline due esemplari di nutria. Avevano
scavato pazientemente tre tane: una per proteggersi dai predatori, una per
l’inverno, ed una per accudire eventuali cuccioli.
Il primo anno, sopravvissero
all’inverno senza problemi; ogni volta che l’acqua del fiume si alzava di
livello, entravano nella tana centrale e salivano, grazie ad un tunnel, sopra
il livello dell’acqua, così da non restare annegati. Quando il fiume tornava a
livelli regolari, le nutrie uscivano nuovamente, facevano il bagno nelle acque
fredde e fangose, mangiavano qualche pianta selvatica, croccante e gustosa, per
poi rinchiudersi in un’altra tana.
Giunta la
primavera, misero al mondo tre cuccioli, che giocavano nell’acqua e imparavano
a masticare le radici più dure.
Gli esseri umani
si radunarono, e dissero
- quelle
nutrie sono pericolose, possono mordere i nostri bambini
Per questo motivo,
catturarono uno dei cuccioli, e lo uccisero.
Altri umani si
riunirono, qualche giorno dopo, e urlarono
- le nutrie usciranno
dal letto del fiume, e mangeranno tutto il nostro raccolto
Così,
catturarono un altro cucciolo, ed uccisero anche quello.
Altri umani, riuniti
in un terzo gruppo, dopo aver visto cosa erano stati in grado di fare i loro concittadini,
presero coraggio, e dissero:
- le nutrie rimaste
scaveranno così tante buche e così tanti tunnel, da far franare gli argini del
fiume e le case lì vicino.
Così,
catturarono il terzo cucciolo, per sopprimerlo.
Prima della fine
dell’estate, l’esemplare maschio di nutria capì che era tempo di emigrare, ma
la femmina rimase nella sua tana, per tutta la vita.
E per tutta la
vita fece l’unica cosa che aveva sempre fatto, cioè mangiare erba selvatica e
radici, fare qualche bagno quando il fiume lo permetteva e nascondersi durante
i mesi più rigidi; senza mordere bambini, senza mangiare i frutti delle colture
lì vicino e senza distruggere l’argine del fiume, perché quella era casa sua.
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