In una città italiana, verso la fine degli anni settanta, fu aperta una scuola di filosofia Zen; l’uomo che l’aveva fondata veniva dal Giappone, dove per lungo tempo era stato diretto apprendista di un saggio, ed anziano maestro.
Dopo molti anni di insegnamento, una sera decise di radunare gli allievi che lo seguivano da più tempo per discutere sulla società moderna; trascorsi alcuni momenti di meditazione condivisa, fece loro una domanda:
- Ditemi, in base alla vostra esperienza diretta, trovate che gli esseri umani siano realizzati nelle loro vite quotidiane?
- Tranne alcuni casi particolarmente radiosi, no Maestro - risposero, quasi all’unisono gli allievi
- e per quale motivo?
Il più anziano del gruppo prese parola, e disse
- Maestro, tutti abbiamo le stesse capacità ma, forse coinvolti dalle dipendenze quotidiane, molti perdono lucidità di pensiero, e la luce dello spirito pare annebbiarsi. Credo che sia questo il motivo per cui in molti perdono la via della realizzazione
Il Maestro ascoltava in silenzio, come a voler attendere ulteriori spiegazioni ma, poiché nessuno aggiungeva ulteriori riflessioni, pose un’altra domanda al gruppo
- ditemi, dunque: qual è la dipendenza che più annebbia la chiarezza dello spirito, ed offusca la lucidità di pensiero dell’essere umano?
Gli allievi mormorarono sottovoce, si guardarono, poi, uno alla volta, cominciarono a rispondere con ferma convinzione e a voce alta
- la dipendenza dalla ricchezza e dal lusso, perché porta perfino alla disonestà e alla criminalità, basti vedere come si comportano i delinquenti o certi politici corrotti
- la dipendenza dalle droghe o dall’alcool, perché confonde la volontà sia mentalmente che fisicamente, distrugge legami affettivi e crea disagi sociali incalcolabili
- la dipendenza dalla pornografia, perché genera dispersione di energia vitale, e chiusura emotiva
- la dipendenza relazionale, perché non permette alle persone di vivere liberamente la propria esistenza, ma le vincola alla vita ed alle idee di altre persone, oppure le porta alla violenza e all’odio
- la dipendenza dai telefoni e dal computer, perché isola le persone e non permette loro di vivere una realtà concreta…
Mentre gli allievi continuavano a parlare, il Maestro rimaneva impassibile, quando ad un certo punto alzò una mano chiedendo di poter intervenire; gli allievi si zittirono.
- domani chiuderò definitivamente questa scuola, e desidero che il mio nome non venga scritto da nessuna parte, così da cancellare ogni ricordo di me.
- perché? Come possiamo fare una cosa del genere? - chiese uno degli allievi, sconvolto da quella incredibile decisione
- perché ho capito che anche io non ho realizzato la mia vita. Dopo tanti anni trascorsi insieme, vi ho trasmesso fin troppo bene le pratiche della meditazione e dell’osservazione, eppure non sono riuscito a trasmettervi il valore della compassione.
Parole chiave del post:
#attorezen #storiezen #robertodizzia #compassione #giappone
Nessun commento:
Posta un commento