Poemetto
di Marina Lassante
Marina Lassante spesso si alzava
con la voglia di pane e marmellata,
la dieta ormai s’era dimenticata
e a niente voleva rinunciare.
Insegnava scienze
naturali
ai ragazzini adolescenti
quelli sinceri, con gli occhi lucenti,
ed era grata del suo lavorare.
Era una donna libera,
allegra
senza nemici e senza padroni,
pochi addi, e pochi abbandoni,
era tutto un continuo fischiettare;
turbata, però, da una
sola cosa…
Spesso, trascrivendo nome e cognome
sbagliavano, chiedendole “come?”
e, lei, costretta a spiegare,
ripeteva lentamente Ma-ri-na
Las-san-te, ma non c’era alcun verso
intendevano sempre diverso:
- Maria la Santa - un vero affronto,
impossibile
da sopportare!
Giunse l’inverno, era
denso, freddo,
la città dove il sol sul mar tramonta
non era ancor forse del tutto pronta
per chiudersi in casa, e riscaldare
stanze e letti col
carbone ardente,
abituata com’era allo scirocco;
afosa, da fare invidia al Marocco
lingua di terra bagnata dal blu lambire.
Torre di Ligny ai piedi
dell’Erice,
ville barocche e immense navi nel porto;
con il suo sale a dare conforto
Trapani nasce e si getta nel mare.
Maria – pardon -
intendevo, Marina,
dovea spiegar di sesso ai ragazzi,
son cose da far tremare i palazzi
in Sicilia, quand’era una donna a parlare,
ma, di scienza si
trattava, tant’è,
proprio così cominciò ad asserire:
“Anche gli umani devono arricchire
la natura, dando vita alla vita, ma…
come
posson fare?
Con la terracotta? Con
il sale?
Non pensiate ca’ fanno i picciriḍḍi
masticanno a’ muḍḍica ch’i mascìḍḍi
e ch’ii manu si mettono a impastare;
qui nasce il mistero
della natura,
masculi e fimmine siamo fatti,
piante e animali, siam tutti adatti
a vivere nel mondo, a procreare.”
“Maestra, noi siamo
come le piante?”
“Loro, non si devono stringere
come noi, non devono fingere
amore, basta solo impollinare
nel momento giusto
della stagione
e il miracolo della vita è fatto”
“cosa succede quando c’è il contatto?”
“Fra di noi? Beh, l’uomo può inseminare”
“I due devono per forza
sposarsi?”
“Non credo, sai, necessariamente,
l’importante che lei sia consenziente.
Caso contrario iè da denunciare!”.
Questi, ed altri
precetti, Lassante
Marina dettava ai suoi studenti,
-
una lezione senza precedenti -
diceva a sé stessa, mentre rincasava.
I genitori, però, poco
e nulla
avevano apprezzato l’orazione,
frenar la loro calda compulsione
fu impossibile, e senza alcun ritegno
la
vollero denunciare.
“Maestra vera o falsa,
ha detto
che siamo come i fiori, lei crede
che possiamo fare sesso senza fede,
avere figli senza maritare!
Non si possono
ascoltare queste idee,
i bambini nostri si spaventano,
poi la notte ci ripensano
e ci tocca di rifarli addormentare”.
Quando il giudice
guardò le carte,
capì che la querela andava chiusa
senza alcun dubbio, e mai avrebbe reclusa
una povera insegnante, per dare
a gente antica soddisfazione,
o una semplice voglia di far male.
“Vedo che il programma ministeriale
di Scienze prevede l’impollinare,
sì, e prevede
altrettanto l’umana
sessualità, ma non vedo Diritto
Civile, quindi Lassante ha descritto
la sua lezione senza mai sforare
i termini di legge
stabiliti.
Pertanto, io chiudo questa buffonata”.
Fiera di sé, stanca ma sollevata,
Marina Lassante rimise il cappotto, lasciò l’aula e
sorridendo,
verso il mare d’inverno andò a passeggiare.
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