Se fossi davvero capace di scrivere, al posto di un blog farei un libro, e diventerei ricco.

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domenica 31 maggio 2020

Post n.8: Cultura e Spettacolo all'arembaggiooo!



Foto di "Contropiano"
I lavora-che?

    Miei cari tamponizzati lettori, che dietro la Cultura e lo Spettacolo ci siano dei lavoratori è scontato, ma in Italia si sa, una bottarella alle piazze ogni tanto bisogna darla, altrimenti si rischia per esser dimenticati, o finire nel nulla che avanza.


    Quando parlo di nulla, intendo proprio la mega nube nera de "La storia infinita", che avanza inghiottendo gli alberi, le rocce, gli animali e perfino la luce di Fantàsia; lo so, alcuni di voi non sa neanche di cosa diavolo sto parlando, ma altri in questo momento hanno già chiuso gli occhi e sognano di essere Atreju sulle spalle di Falkor, con gli occhi socchiusi ed il vento sui capelli.


    Dicevo, nelle piazze ci si finisce perchè bisogna far capire che si esiste, ma c'è chi pensa che lavorare nel mondo dell'arte, della Cultura e dello Spettacolo sia pura fantasia.


Tutta fantasia che viaggia, insomma.

Una Net-che?

    Fantasia, come quella di un Ministro dei Beni culturali e del Turismo (Franceschini, dopo nei commenti potete anche sfogarvi, non preoccupatevi) che auspica in un futuro digitalizzato dell'arte, non solo dovuto all'emergenza virus, ma come - tenetevi, tenetevi molto forte ovunque siate, mentre leggete la frase che sto per riportarvi - una "sorta di Netflix della cultura", cosicchè "ci potrà essere chi vorrà seguire la prima della Scala in Teatro e chi preferirà farlo, pagando, restando a casa".


    E' stato bello sentire il Ministro al quale io, attore, in teoria dovrei dedicare tutta la mia fiducia, mentre fa pubblicità ad società privata che distribuisce on-line film, serie tv ed intrattenimento vario e contemporaneamente giura di creare una piattaforma uguale ma pubblica su cui svendere l'arte e la cultura.
    Forse - anzi certamente - ho capito male io, che sono in cattivissima fede, e sono fondamentalmente stupido, come voi attentissimi lettori dovreste aver già capito dal primo post, e dal mio vecchio storico blog.

...ehm, cosa caspita stavo scrivendo?

ah, già: i lavoratori della Cultura e dello Spettacolo.

Tutti in Piazza, ma...
cosa vogliamo?

    Il 30 Maggio 2020, dunque, in diverse piazze d'Italia (Roma, Milano, Venezia, Firenze, Bologna ecc...), la Cultura e l'Arte si è fatta vedere, per chiedere un aiuto al Governo, dato che tanti simpatici cavilli fanno sì che ogni sostegno economico immaginato in questi mesi per affrontare la crisi Covid-19 sembra sia perfettamente studiato per tagliare fuori proprio noialtri.


Io non sono stato in piazza, per due ragioni.
La prima, sono casi miei e non vi importa.

    La seconda è che da un Governo - non questo, ma qualsiasi e per sempre - non chiedo soldi, ma condizioni perchè l'arte possa essere un
lavoro onesto, e quindi spazi da utilizzare, attrezzature, interconnessioni fra comunità locali, uguali opportunità per tutti.

    Sì, sembrano parole al vento, ma facendo Teatro scoprireste che non esistono spazi decenti per laboratori e prove; in merito ad eventi, festival e grandi piazze sono affidati sempre alle stesse associazioni, con bandi ritagliati ad hoc.
    Giovani musicisti non trovano sale insonorizzate in cui fare prove, e via così.
    Per non parlare dei costi da affrontare per fare uno spettacolo: 3.000 € per l'affitto del teatro *** a Cesena, tanto per fare un esempio, ed il costo comprende solo la sera di una messa in scena, quindi neanche un utilizzo in più per le prove generali.
    Ah, anche i teatri delle parrocchie chiedono migliaia di euro per essere usati, ma questo è un altro argomento, o forse è proprio lo stesso.

   I teatri comunali sono affidati per appalto ad associazioni che mettono in cartellone solo spettacoli di altre associazioni.

    Se un attore professionista, con tanto di iscrizione ad una cooperativa di artisti non fa parte  di un'associazione, per esempio, da solo non può esibirsi da nessuna parte, ne' chiedere uno spazio pubblico; se poi fa uno spettacolo a pagamento, tantomeno può chiedere un patrocinio oneroso ad enti pubblici, per esempio per ottenere l'uso di un palco in piazza.

Insomma, se sei un artista devi stare senza lavoro.
Oppure...
    Aspettare che nasca la favolosa sorta di Netflix della cultura preannunciata dal Ministro Franceschini.
    Già me la immagino,
LA PIATTAFORMA: saremo tutti lì, artisti e operatori del mondo della cultura senza lavoro, che ci vedremo scippare spazi on-line dagli stessi che oggi occupano gli spazi fisici che ci mancano.
    Una sorta di cultura digitalizzata dei ricchi che lasceranno senza lavoro un sacco di altra gente.
Però sul web.

Miei cari confusi e teneri lettori, ci vediamo al prossimo post e, mi raccomando, non perdetevi d'animo, ci sarà sempre il vostro Rò a tirarvi sù di morale e dirvi che andrà tutto male.

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