Se fossi davvero capace di scrivere, al posto di un blog farei un libro, e diventerei ricco.

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martedì 11 ottobre 2022

Post n.89_ Il Diavolo umano, The Black Alien Project e considerazioni varie sulla Body modification

   Passeggiando per le pallide e cocenti spiagge di Praia Grande, a San Paolo (Brasile), ti potresti trovare fra migliaia, splendidi giovanotti abbronzati in costume, che godono con gioia della loro freschezza, con palme colorate e possenti grattacieli a fare di sfondo; un quadro che al solo pensiero mette voglia di vivere, di lasciarsi coinvolgere in balli latini, di bibite ghiacciate e appuntamenti avventurosi.

   Chiacchierando allegro con la persona che hai appena conosciuto e convinto a venire con te al chiosco del cocco, potresti imbatterti però in un individuo che, fino a pochi istanti prima, difficilmente avresti pensato di incontrare, almeno, non in quell’occasione, e sicuramente non nella tua dimensione.

Un uomo possente, di circa 45 anni, il cui corpo è quasi interamente tatuato, ma non totalmente, perché molteplici striature su più direzioni ricordano il colore della sua pelle, e stanno a significare degli sfregi, o significativi graffi.

La sua presenza non sarebbe particolarmente eccezionale – non sono rarissime, ormai, persone che decidono di tatuare il blu scuro o il nero totale sul corpo, a prescindere da qualsiasi forma artistica rappresenti, disegni o scritte – se non fosse per la sua testa.

  Già, perché il capo, ed il volto di quell’uomo cambierebbero davvero la tua spensierata chiacchierata verso il chiosco; lui, con un lento ma deciso percorso, si è tramutato in qualcosa di diverso da ciò che era qualche anno fa, ed oggi si fa chiamare Diabaopraddo, Diavolo Praddo, l’uomo demone, o diavolo che sia.

   

   Ha modificato la sua arcata dentale: adesso mandibola e mascella sono diverse, più larghe, adatte ad accogliere zanne affilate e sporgenti, aguzze come quelle d’un cinghiale, nella parte sotto, e denti acuminati che ricordano quelli d’uno squalo bianco, davanti soprattutto, al posto degli incisivi e di quasi tutti gli altri denti.

Dei suoi capelli non c’è più traccia, a parte una piccola cresta, perché la testa, visibilmente deformata, adesso presenta diverse bozze a rappresentar corna e, a parte queste, dalla pelle sbucano due fila di corna vere e proprie, bianche come avorio ed appuntite, curve come mezzelune, non enormi come quelle d’un toro, per fortuna.

Il ragazzo ha deciso di farsi asportare le orecchie, dichiarando fra l’altro di sentire un brivido di soddisfazione, perché sentiva di togliere qualcosa che non gli apparteneva, quindi al loro posto vedresti delle cavità arricciate abbastanza impressionanti, e lo stesso senso di raccapriccio potrebbe coglierti impreparato scorgendo il suo naso perché… beh, perché il suo naso non c’è più. Della trasformazione, anche l’asportazione del naso ha fatto parte, così come quella di due dita, i due anulari ad essere precisi.

   Vorresti guardarlo dritto negli occhi per capire meglio chi è: sono lo specchio dell’anima, si dice, ma i suoi occhi sono irrimediabilmente e totalmente tatuati, anche al proprio interno, e pare che il colore scuro della pupilla si sia irradiato alla congiuntiva, oscurando l’iride e la cornea.


   Così, al posto della fresca bevanda a base di cocco e chissà quale strano intruglio alcolico ammazza turista, finiresti col chiedere una bottiglietta d’acqua, perché a guardare quell’uomo, ti si è seccata definitivamente la gola.

I passanti si fanno un selfie con Michel Faro Praddo, anzi, Diabao Praddo, perché una persona così difficilmente si può incontrare ovunque.

Lui, il diavolo umano, professionista Tattoo, gira in compagnia della moglie, specializzata in body modification, artefice di molte sue fasi della metamorfosi; una ragazza altrettanto singolare, con pupille colorate, corna rosso fuoco sulla fronte e corpo scolpito (chissà, se del tutto naturale), quasi interamente coperto dall’inchiostro, abbigliamento curatissimo, che ricorda lontanamente lo stile steampunk.

Resti fermo giusto il tempo per perdere la persona che ti stava accanto, che intanto se n’è già andata, ma a te poco importa: tu guardi, rapito dalla disinvoltura con cui la coppia passeggia fra l’incredulità della gente e le simpatiche battute. Ti avvicini, ma non capisci bene cosa dice l’uomo: speri parli in inglese, e invece parla portoghese (ma dai?) e la sua dizione è inevitabilmente modificata dalle protesi dentarie e dalle protuberanze presenti su tutta la bocca.

La coppia si allontana, tu finisci di bere l’acqua e ti siedi sulla prima panchina disponibile per riflettere sulla scena che hai appena visto.

Già: cos’hai visto esattamente?

Due appassionati di tatuaggi e body modification estremo oppure un gruppo di persone che chiedono di fare un selfie con loro?

 

E voi?

Voi ve lo fareste un selfie accanto al Diabao Michel Faro Praddo?


   Miei cari bimbi sperduti nella penisola che purtroppo c’è, devo ammettere che quando ho deciso di scrivere questo post mi sono veramente sentito a disagio, un disagio intimo e profondo, perché la sottile linea rossa fra stupore e giudizio è davvero subdola, e non voglio certo rovinarmi con le mie stesse mani, scrivendo qualche cazzata di troppo. Cazzata che, del resto, potrei serenamente evitare non pubblicando nulla sull’argomento.

   Ho appena postato un meme sul Diabao (QUI), ma quella è satira, lo sapete come funziona, è stato più forte di me, non potevo certo lasciarmi sfuggire un’occasione così.

Il tema, però, è molto forte, più di quanto si pensi, tanto che sono convinto non si riesca neanche a risolvere (tsè) con un singolo post.

   Mi chiedo, guardando le foto di Michel, da lui stesso pubblicate, cosa porta un ragazzo a spingersi oltre, oltre ogni limite, oltre all’impianto di zanne e corna varie, fino a giungere là nel territorio inesplorato della modificazione estrema, dove ci si fa tagliare di netto il naso, la lingua, le orecchie e due dita; dove si chiede alla moglie di farsi iniettare del silicone in testa e poi, quando questo gonfia incontrollato, pubblicare un video su IG in cui si racconta ai followers che, sì, fa un po’ male, ma va tutto bene, e fra un po’ dovrebbe sgonfiarsi.

Spingersi nella zona misteriosa e misterica della mente, laddove si decide di dichiarare ai giornalisti che non è finita lì, perché il desiderio di trasformazione è troppo forte, e forse le mani fra un po’ diventeranno dei veri e propri artigli.


   Anche Anthony Loffredo, ha molto da raccontare, sapete.

Era davvero stanco della sua vita terrestre, e per questo si è fatto amputare alcune dita di mano e piedi (e quelle rimaste le ha modificate vistosamente), ha tatuato corpo e bulbi oculari, si è fatto dividere la lingua in due, asportare naso, orecchie e parte di labbra. Una volta inserito diversi impianti sottocutanei e subìte molteplici operazioni chirurgiche, finalmente ha cominciato a farsi chiamare “The Black Alien Project”.

Il gran bel ragazzo che era prima, ora si presenta come un ‘essere’ antropomorfo, totalmente colorato e deforme, davvero singolare, che ogni giorno ha a che fare con problemi di integrazione e di “incomprensione” da parte estranei e parenti, perfino di violenza psicologica ed insulti (QUI un’intervista al quotidiano Midi Libre).

 

   Che dire, abbiamo una questione aperta di estetica?

Stiamo vivendo la realizzazione di sogni che sono sempre esistiti, ma che prima non era possibile realizzare?

Oppure, cari miei lettori (siete ancora svegli, vero?), ci troviamo davanti al più grande caso di condizionamento di massa che si sia visto?

Perché, può anche darsi che, la butto lì eh, ciò che prima non passava neanche per la testa a certe persone, oggi diventa un bisogno, sì, ma un bisogno indotto che, frammisto ad una incredibile fragilità dell’io, si trasforma in un’altrettanto incredibile voglia di diventare, chessò, l’uomo pappagallo, tipo Ted Richards (guarda ‘mpò QUI)

   …oppure, chissà se è questione di ben altri bisogni, la bella spesuccia di UN milione di sterline del buon Rodrigo Alves, che tanto ha fatto per assomigliare a Ken, il famoso fidanzatino della Barbie. Soldoni spesi, per poi ascoltare la sua vera sessualità, e quindi dopo 90 interventi chirurgici diventare una bellissima ragazza di nome Jessica.

   Forse, nel suo caso sarebbe bastato un unico percorso di autoascolto, sin dall’inizio, per capire che la trasformazione da fare poteva essere solo ed unicamente l’ultima, così, come moltissime persone del mondo, Rodrigo avrebbe potuto spendere qualche migliaio di sterline, e la bella Jessica sarebbe uscita subito dal suo bozzolo per spiegare le ali della libertà.


   Quando io pubblico foto in cui faccio il vampiro con gli occhi rossi, è perché ho partecipato a riprese video per la RAI, o perché partecipavo ad un gioco di ruolo intitolato, appunto, VAMPIRI eh, beh, quegli occhi erano banali lenti a contatto colorate e graduate; io sono io, sono io e sono io (3 volte). Non un vampiro.
Quello era teatro, o TV.


   Dunque, ragazzi, sarebbe opportuno affrontare un percorso di autoascolto e di ricerca interiore, prima di procedere con mutilazioni e scarificazioni estetiche?

Pensate che, nel mondo di oggi, siamo abbastanza sereni e consapevoli del nostro “io” da capire, con l’opportuna fermezza, se è giusto per noi toglierci quattro dita sane e due orecchie, solo per assomigliare ad un alieno?

  Per inciso… stiamo studiando miliardi di galassie, per ora nessuna presenza di vita, quindi la forma di alieno copiata è solo un’immagine indotta da film, fumetti e cartoni animati, oltre a disegni, segnalazioni varie e, ovviamente, stupende e spassosissime apparizioni dell’infinita epopea televisiva di Star Trek.

Idem per l’immagine di demoni e vampiruzzi che, fino a prova contraria, non esistono.

Assomigliare a loro, vuol dire assomigliare al nulla.

   L’estetica del male nasce da disegnetti religiosi, realizzati da gente molto, molto brava a dipingere, e
soprattutto dotata di grande fantasia; immagini che, nel caso di una certa importante religione, sono state addirittura confermate da poveri disgraziati sotto tortura, per qualche centinaio di anni di inquisizione.
Se avessero inventato diavoli con fiorellini in testa e occhi dolci, oggi avremmo gente tatuata con occhi luminosissimi e candide margherite impiantate sulla fronte.

   Quindi... domande valide prima di tali trasformazioni potrebbero essere: Io chi sono, dunque? Amo davvero i demoni per voler assomigliare a loro?
Sono sicuro che l’immagine di questi demoni sia reale – quindi “meritevole” di rispetto – oppure si tratta banalmente di faccette inventate da autori di serie tv americane, videogames o fumetti giapponesi?

   Sono sicuro di non amarmi più, oppure è accaduto qualcosa di esterno a me durante la mia crescita che mi ha portato a non accettarmi per quello che sono, e semplicemente mi mancano gli strumenti e le conoscenze per apprezzare il mio corpo e la mia personalità?

Pratico almeno dieci minuti di meditazione al giorno?

So come funziona il mio cervello e conosco i meccanismi più elementari dei circuiti neurali che portano alle mie scelte quotidiane?


Sono solo domande, le mie, che non posso fare a meno di pormi quando mi trovo davanti la differenza fra tatuaggi e mutilazioni, fra applicazione di piercing e scarificazioni estreme, fra inserimento di impianti sottocutanei e trasformazione di cranio e mandibola.

Non dico che bisogna per forza andare da uno psicologo o uno psicoterapeuta, per legge.

Sicuramente, per me, un professionista di body modification o un chirurgo, dovrebbero avere la capacità di accompagnare chi si candida alla trasformazione da umano a uomo uccello o alieno, in un percorso intimo verso la scoperta del proprio io, e la quiete, la calma.

Morire suicidi nel proprio box come Dennis Avner, l’uomo gatto, dopo aver deciso di diventare tigre, è, secondo me, un percorso diverso dalle cose meravigliose che potremmo realizzare come esseri umani, con 150.000 dollari a disposizione.

 

E voi, miei cari lettorozzi, cosa ne pensate?

Se siete arrivati fin qui, siete dei super lettori, e allora vi va di lasciare un vostro commento qui sotto, così apriamo una bella discussione?


...e mi raccomando, iscrivetevi al blog, condividete, e passate parola ;)


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