Con immenso piacere, Vi annuncio la pubblicazione de "I Poeti di Via Margutta 3 - edizione 2023" contenente, fra gli altri, dieci miei brani.
La mia emozione corre sul filo dell’incredulità, soprattutto perché, al di là della scelta di pubblicarmi, lo staff tecnico di Dantebus mi ha dedicato una recensione a dir poco sorprendente.
Le parole scelte per decifrare il mio modo di scrivere hanno dipinto un quadro verosimile di come io stesso dipingo la realtà; e così, la recensione che mi son trovato fra le mani m’è parsa uno specchio dello specchio, molto intimo, e tutt’altro che superficiale.
Non mi resta altro che condividere con voi quanto citato da Dantebus sui miei scritti, non prima di lasciarvi alcuni link molto importanti…
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Scarica l’APP Roberto D’Izzia (clicca QUI , sull’immagine o cerca Roberto D'Izzia su Google Play): è uno spazio su cui pubblicherò, di tanto in tanto, le mie opere, e che potrai visionare con comodità (disponibile sia su dispositivi Android che Ios - Iphone ed Ipad -).
Se siete internauti, ma poco avvezzi ad usare il telefono,
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Questa, invece, è una mia videopoesia,
precedentemente pubblicata da Dantebus
(clicca sul titolo o sull'immagine per vedere il video):
La recensione
Introduzione all’autore
«Bisogna avere il caos dentro di sé
per partorire una stella danzante» (F. Nietzsche)
Una serie innumerevole di interessi e di competenze, con una particolare predilezione per l’arte teatrale, muove la camaleontica e rocambolesca poesia del versatile e poiedrico autore Roberto D’Izzia.
Accade, dunque, che il poesta scelta di condensare nei versi ogni cosa, trasformando la poesia in uno scrigno magico, in un variegato caleidoscopio d’energia, dove emozioni, visioni, pensieri, sogni, citazioni, allusioni, tradizioni, suggestioni, giochi di parole, convergono nella felice unione di ordine e caos che si fanno progressivamente armonia.
«[…] Ai freddi siderali e le distanze,
al moto perpetuo, calmo ed infinito
del tappeto spazio temporale;
alla luce
gioia di bimbi in festa
liberi di correre,
e di toccare tutti gli angoli della casa,
al buio,
denso come marmellata, come vischio,
nero come la notte senza fantasia.
Al silenzio,
morbida ovatta fra una materia e l’altra.
E che dire delle stelle,
e dei pianeti amanti muti senza speranza alcuna,
che le corteggiano, e le guardano […].
Pìcari feroci e furbeschi […]
rompono le proporzioni,
[…] giocano la realtà.» (“Siderali”)
Ecco che, allora, sul palcoscenico della società odierna, infestato da mille voci, dove è arduo distinguere la verità dalla menzogna, il poeta è colui che riesce a fare silenzio e a cogliere la sostanza e l’essenza anche nell’effimero stridìo. Roberto, dunque, diviene “poeta zen”, laddove egli non si scompone difronte all’imprevedibile e variegato panta rei, ma con la sua arte squarcia il velo di Maya sino a vedere e sentire la voce dell’ineffabile, dello spirituale e dell’immenso.
«Tante voci.
Fra tante voci, ho udito una voce parlare; […]
più non mi parlano gli ipotetici dei
da quando vedo il sorriso dell’Universo
senza punti cardinali, […]
e l’infinito gioco delle realtà nascoste ai nostri pochi sensi.
Non veniva dalla mia specie,
avrei riconosciuto l’effimero stridìo. […]
Da sotto i piedi,
mi pareva essere una voce sismica baritonale
limpida, lucida, autentica,
come il ruggito d’un leone, […]
io sono centro liquido di metallo fuso,
e diamante,
così bramiva
io, antica massa, così massa da piegare spazio tempo
e trattenere oceani e lune a me,
io, tellurica fonte di vita e d’energia,
io, unica a poter dare e togliere fiato nella galassia […].”
(“Una voce sismica baritonale”)
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