Se fossi davvero capace di scrivere, al posto di un blog farei un libro, e diventerei ricco.

Se fossi davvero capace di scrivere, al posto di un blog farei un libro, e diventerei ricco.


giovedì 25 novembre 2021

Post n.15: Chiello ‘llà, Chiello ‘llà (ossia: arte coi fiocchi, ad X Factor)

Scoprire, fra tanti pretendenti, chi potrebbe avere il “Fattore X” - una particolare propensione all’arte, all’originalità e, ovviamente, alla capacità musicale - e poi renderlo famoso grazie ad un programma televisivo: idea carina.
Nulla di male, insomma; anche i reiétti sfigati e poveracci hanno diritto ad un po’ di visibilità.
Se dalla vittoria di quella gara canora, poi, nasce un futuro nel mondo della musica ad alti livelli, beh, tanto di guadagnato per il fortunato di turno.
Il tutto, sempre sotto il segno di una sana ricerca del famoso “Fattore X”.

   Miei cari bimbi sperduti nella penisola che purtroppo c’è, come state?
Vi siete svegliati, o state ancora sognando, fuorviati dalle prime parole di questo post, un mondo in cui i Talent Show sono per prima cosa degli show e, soprattutto, servono a cercare dei talenti?
Ve lo chiedo, perché programmi come X Factor non hanno obiettivi così nobili, ma producono, forse e soprattutto, ascolti, e che ascolti!


Vomitelli, scoregge e ruttini da divano, direi, considerando i puerili dati Auditel che si aggirano fra il 2.8 ed il 3 % di share, anche se giornalisti esperti di tecnologia come Francesco Marino, su intriganti post di /digitalic si sforzano di sfoggiare centinaia di ulteriori dati che rafforzerebbero il gradimento del programma: numero di Account più coinvolgenti, post più coinvolgenti, attivisti più coinvolgenti della giornata, hashtag più usati.

Tecnicamente, i Top Influencer che hanno generato più engagement (like, repost e commenti).
In pratica, quelli che non hanno un cazzo da fare e stanno col cellulare in mano per postare frasi a caso sul programma, aggiungendo un hashtag alla fine della frase o del post (cosa che, ovviamente, farò anche io alla fine di queste righe, pensate che sia meno scemo degli altri?).
Sapendo che l’hashtag genera visualizzazioni, è una gara a chi scrive di più, chi pubblica di più, quindi si guarda il programma per commentare sui social - tutti i social possibili, anche se inventassero una cacchetta che sorride tipo quella di Arale, che invita a scrivere durante attacchi di diarrea fulminante - e i commenti sono sulla storia personale della cantante, sui capelli che ha, su come si muove, sulla cattiveria dei giudici, sulla scenografia, sui neskin, che non c’entrano un cazzo, ma tanto trattarli male è diventato sport nazionale.
Non un pubblico, ma una specie di pubblico in cerca di successo di riflesso che cavalca l’onda, e che magari ha il fratello, il cognato, la cugina, la figlia, che sta partecipando ad X Factor.
Loro, la specie di pubblico, sono il metro di valutazione per la qualità di un Talent Show, infatti le puntate sono tutte una rottura di scroto perpetua sul “seguiteci sulla Pagina Instagram, scrivete hashtag di qua, hashtag di là”…

Hanno persino inventato una sorta di sit-com con Hell Raton (Topone Infernale, uno dei giudici di X Factor, rapper, produttore musicale) intitolata SOUNDSBUENO - anzi, scusate, #SOUNDSBUENO, perché furbescamente con l’hashtag già nel titolo, la gente non potrà mai dimenticarsi di aggiungerlo scrivendone a proposito - da seguire su YouTube, durante la quale verrà scritto e prodotto un singolo con… con… Orietta Berti.

EEHHH?!?! ORIETTA BERTI?!?!

Spetta. Mi calmo.

La loro mossa astuta è quella di portare ME - e quelli come me - ad essere intollerante e dire cose razziste verso una persona avanti con l’età, mentre il Topone Infernale passa per quello che unisce le generazioni e senza pregiudizi si apre al simbolo di un’altra epoca, creando contaminazione musicale.
Io, però, non ce l’ho mica con Orietta Berti, anzi la trovo molto intonata e professionale.
E molto famosa.
Da anni.
Tanti anni.
Per l’esattezza, la sua carriera è cominciata nel ’64 cantando le canzoni di Suor Sorriso (La fonte? Ovviamente, il SITO UFFICIALE), quindi si tratta di 57 anni di soldi in tasca; mi sembra la persona giusta da lanciare nel mercato con una NUOVA trovata pubblicitaria su un programma dedicato ai NUOVI talenti.
Il bello sono i commenti delle persone sul Tubo, tutti entusiasti per la creazione di un titolo da mettere al nuovo pezzo che farà sempre più ricchi quelli già ricchi, e sempre più guardoni e sfigati quelli guardoni e sfigati. Vediamone alcuni (copio e incollo eh, paro paro):

- Ciao J Il titolo che vi proporrei è il seguente: "Dolce amara poesia
- Propongo: “Buonanotte all’amore” oppure “Mi hai rubato la luna”
- Io andrei di “Lunatica”
- Farewell-Despedida de la noche-vale noctis (latino)
- TITOLO: Cierre bajo la luna Il senso spero si capisca, la traduzione spero vada bene. Fatemi sapere cosa ne pensate . 😇 

Capito? Questi sono convinti che qualcuno risponderà ai loro messaggi.
Comunque… 12.979, 16.221, 11.390: non sono i neuroni rimasti nel mio cervello, ma le visualizzazioni ai video di cui sopra.
Oh, il Topone Infernale e compagnia hanno proprio indovinato il format: un social network macina cliccate travestito da gara canora.

 - OOOHHHHH Minchia Rò sei trooooppo esagggerato! -

Bene, ora che abbiamo capito chi è il pubblico di X Factor (il target, si direbbe in gergo), cerchiamo di vedere come funziona sto programma OGGI.
Prima di tutto, come si guarda? Copio e incollo di nuovo, ma cancello il nome dei canali:
Giovedì 16 settembre alle 21.15 su S** U** (canale 1**, digitale terrestre canale 4**), sempre disponibile on demand, visibile su S** G* e in streaming su N**, arriverà la prima puntata delle selezioni di X Factor 2021. L’esordio di questa edizione sarà in simulcast su TV* (al tasto 8 del telecomando), mentre dalla seconda puntata in chiaro X Factor 2021 andrà ogni mercoledì in prima serata.

Niente, lo leggo, rileggo. Ci dormo su.
Lo scrivo su un foglietto, mi faccio lo schemino. Penso finalmente di aver capito, poi su Instagram leggo “#XF2021 ogni giovedi alle 21.15 su…” eccetera eccetera.
Vado in crisi.
Penso che i magnaschèi, come li chiama Balasso, possono permettersi la tv a pagamento, come anni fa era per TELE +, e quindi vedono le puntate prima dei poveracci, ma poi i conti non tornano; a pagamento il giovedi ed in chiaro il mercoledi… fra l’altro in chiaro è tutto tagliato, non si capisce che cazzo dicono le persone, parte il gingle a metà frase, le telecamere girano a volo per lo studio, che viene da vomitare tutte le volte, e nonostante il ritmo serrato, le puntate finiscono praticamente quando canta il gallo di fronte a casa mia, e fra l’altro canta solo perché si è rotto le balle di sentire la roba che esce dalla tv della sua vicina - che segue X Factor - e spera di coprire il rumore urlando.
Con un po’ di calma, capisco che è tutto un intreccio di puntate in diretta e repliche, che servono ad alimentare, con sei giorni di differita, proprio il popolo dei social, milioni di follower (ma la "s" ci va o no nei sostantivi plurali inglesi italianizzati? no perchè qualcuno dice di sì, qualcun altro ti uccide se lo fai. Scrivetemelo nei commenti per favore. Io credo di no.) che scrivono “hai visto la diretta ieri?” “no” “va beh, lo rifanno mercoledi prossimo in chiaro, comunque ti racconto tutto adesso”.
Bella sorpresa, eh?
E giù coi click.
E coi commenti.
E con gli hashtag.
Beh, vale la pena aspettare una settimana, non c’è che dire.
Oh, sia chiaro, miei cari lettori squinternati, che io non ho la tv, come chi mi segue già sa, e che so tutto ciò perché ho un video attaccato ad una chiavetta che mi permette di vedere ciò che voglio e quando voglio; ve la suggerisco, è una forma di libertà.

   Dicevo, vale la pena aspettare (ed è proprio una pena), perché quand’è il momento di vedere le esibizioni degli aspiranti artisti, mi si allarga il cuore; sembra lo spot di un’associazione di volontariato che aiuta le persone in difficoltà.
Sono tutti casi umani. Strazianti, oltretutto, per lo meno, così li presentano.
Nulla da dire nei confronti dei casi umani, io ne porto la bandiera, ma se mi presentassi ad un Talent Show, di certo non racconterei le mie patologie e la storia della mia famiglia, soprattutto mi sentirei a disagio che lo facesse qualcun altro al posto mio, davanti a chissà quanta gente pronta a giudicarmi.
“Ecco a voi Peppino, è orfano, non ci vede da un occhio, ha il fegato frullato, è un poveraccio, e vorrebbe esibirsi”, non è molto allegro.
“Ecco a voi Peppino, ama la musica e vuole convincere la giuria che è lui l’artista col Fattore X di quest’anno” forse suonerebbe meglio, la frase dico, Peppino non lo so.
Dunque, aver raccontato (liberi di farlo, ma… liberi davvero? Dico, con quella promessa di successo

dietro l’angolo?) che sono sfigati, abbandonati, soli, tristi, diversi, cigni neri, pecore nere, cammelli con una gobba e zebre a quadretti rossi… dopo questa umiliazione inutile, arriva l’insegnamento, il VALORE, la cosa giusta da trasmettere ad un giovane artista: esibirsi DOPO aver posato per lo sponsor, un telefonino di merda.


Soprattutto, farlo senza neanche essere vincitore del programma, ma quando ancora non sei un cazzo di nessuno, quindi solo uno schiavo dello sponsor a prescindere, una pedina nelle mani della produzione, che non sta a vedere se tu hai il Fattore X, ma vede soprattutto il suo Fatturato € durante la settimana di differita in cui tu hai posato con lo sponsor in mano, e i follower del social-programma tv hanno comprato il tuo stesso inutile telefonino, cambiando quello che già avevano, e prosciugando le tasche dei genitori.
A posare per gli sponsor ci mettono anche una concorrente di sedici anni che insegue un sogno, senza pietà alcuna.
Manuel Agnelli (un altro giudice) qualche puntata fa se ne esce - in una delle sue bibliche litanie, entusiasmanti come il foglietto illustrativo delle bustine Kijimea per il colon irritabile - con una stupenda, encomiabile raccomandazione, a non ricordo quale cignetto nero “…guarda che là fuori è pieno di lupi”.
Capito? Metteva in guardia un concorrente sul fatto che il mondo della musica, quello vero (ah, scusa, quindi qui non si sta facendo musica vera? Che cazzo state facendo, cantate sotto la doccia durante una masturbazione?) sarebbe pericoloso… e cosa c’è di più pericoloso che essere sfruttati da uno sponsor in prima serata davanti a milioni di persone, con video ed immagini che rimarranno per sempre su internet, dopo essere stato denudato delle proprie fragilità davanti a tutti, e spogliato della propria originalità?
Cosa cazzo c’è di più pericoloso, si può sapere eh?!
Vampiri
che ti attirano in un locale del Texas con la promessa di ottimo cibo e sesso facile, poi chiudono le porte a chiave e mangiano vivi tutti gli scemi che ci sono cascati?
Mie carte cartelle esattoriali colorate di verde per far cagare in mano quelli che le ricevono, quando il giudice di una gara di musica dice che FUORI da lì si fa musica vera, vi rendete conto che qualcosa non quadra? È come andare ad un corso di cucina con tanto di gara finale, e con tutto il culo fatto per imparare nozioni culinarie raffinatissime, uno dei giudici si alza e dice “sì, ma ora alziamoci tutti e andiamo a mangiare da qualche parte, ‘chè qua mi sembra di ingerire polistirolo e colla vinilica”.

   Una considerazione è tutta per la pantomima dei giudici.
Porca puzzola, ci fosse mai ‘na vorta che le esibizioni vanno bene.
Che si tratti di un singolo cantante o un gruppo, nelle varie esibizioni che sono costretti a fare, i giudizi sono sempre gli stessi; ‘sti giudici non si sa come minchia accontentarli, qualunque cosa si faccia, è sbagliata, e senz’altro andava fatto l’opposto, anche se la volta prima avevano suggerito loro stessi quell’idea.
Esempio.
Arriva un gruppo fortemente caratterizzato da un certo sound?
ehh, troppo di nicchia, ragazzi, dovete aprirvi a nuove sonorità, sperimentare.
Il gruppo sperimenta, cambia.
ehh, quello che avete provato non è nelle vostre corde, non dovete sperimentare, dovete essere fedeli a voi stessi
Il gruppo ritorna sui passi, ma cerca un pezzo famoso.
ehh, la scelta è importante, ma non potete capire quel brano, perché non siete degli anni ’80, e poi siete tornati sui vostri passi, sembra che stiate assecondando la volontà di noi giudici
Il gruppo si confonde, non capisce, riprova, sono bravini cavolo, ma a questo punto sono troppo emozionati ed inibiti, hanno perso smalto.
ehh, ragazzi, siete emozionati, dovete osare
Volta dopo, OSANO, spaccano di brutto, il vocalist sfrutta il palco, urla e gioca con l’asta del microfono.
ehh, ragazzi, avete osato troppo, troppo arroganti, dovete misurare le emozioni
MA CHE CAZZO DEVONO FARE STI RAGAZZI EH?!
MA PORCA D’UNA PUTTANA MISERIA, CE LA FATE A DIRE SOLO SE SONO BRAVI A SUONARE E IL CANTANTE ERA INTONATO?

Va bene, mi calmo, mi calmo.

La frase più bella, che già sfuggiva alla Simona Ventura tempo addietro, e nessuno si scandalizzava, ma che oggi oramai è proprio l’argomento di discussione fra i quattro giudici, è “Non so se posso considerarti un buon prodotto commerciale”.
Capito?
Non devono essere artisti veri, avere il Fattore X, ma essere un prodotto commerciale.
Come una mozzarella di Bufala D.O.P., o una mensola dell’Ikea.
Fra l'altro, lo dicono mentendo, sapendo di mentire, perché i concorrenti sono già un prodotto commerciale, dal momento esatto in cui hanno scelto di entrare nella macchina-macina-like, col cellulare dello sponsor in mano (e la dignità nel culo, oserei dire).

Silenzio. Sospiro.

   Io sono stato giudice di una gara di canto, diversi anni fa, in un grande locale di Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, in qualità di attore e regista; dovevo valutare la presenza scenica dei concorrenti.
Vi giuro, avevo una delicatezza ed una cautela nel dare il mio giudizio che non potete immaginare, mi sentivo un’enorme responsabilità, perché erano tutti giovanissimi e pendevano dalle labbra di noi giudici, benché si trattasse di una piccola gara (beh, piccola si fa per dire, si vincevano  1000 € e la pubblicazione di un cd).
Pesavo parola per parola e mai, mai sarei stato capace di dire “Non so se posso considerarti un buon prodotto commerciale”.
Avrò il cuore fragile, del resto piango ogni volta che guardo Lilo&Stitch, cosa vi aspettate da uno come me?

   Beh, dopo aver fatto la morale ai concorrenti su cagate galattiche e rotto le palle su stonature impossibili da percepire dall’orecchio umano, il 04 Novembre, Ludovico Tersigni - il presentatore  dall’accento incerto e l’abbigliamento credibile come il Papa che ascolta Marilyn Manson - accenna ad un “ed ecco un grande artista”, ed introduce LUI, un artista, uno che secondo loro dovrebbe avere il Fattore X, uno che o sa cantare, o sa gestire il palco, o dice cose profonde nel caso in cui pecchi nelle due precedenti.
LUI arriva.
È Chiello.
Quando ho sentito il nome ho pensato Chiello? E chi sarebbe? Ah ho capito, dopo Orietta Berti, ora fanno contaminazione con Renato Carosone, e mi sono immaginato una sorta di rap a voce rotta “Chella llà chella llà mo’ va dicenno ‘ca me vo’ lassà…”.
E invece no, niente Carosone, e niente orchestra italiana con Renzo Arbore. Entra una personaggio dall’atteggiamento alterato, diafano, bianco, che gironzola per il palco e sbiascica qualcosa che sembrano due canzoni. La seconda è sbalorditiva per il testo, ma forse ne parleremo in un altro post.

Il tipo corre saltando qua e la come se lo avesse punto una vespa nelle chiappe, poi inciampa, cade, si rotola, e si rialza con stupefacente agilità, abbracciando poi l’amica sassofonista - piuttosto brava, lei sì - convincendosi forse di distrarre la massa dall’immensa figura di palta appena fatta.
Fine esibizione, applauso esplosivo di un pubblico in delirio. Delirio davvero, direi.
Dopo tanti dubbi sul cosa intendessero i giudici per “arte”, “originalità”, “intonazione” e “gestione del palco”, finalmente ne ho un esempio lampante.
Chiello llà, Chiello llà.

Stacco pubblicitario.

Al rientro in studio, immagino Manuel Agnelli, guru citazionista di ogni band dello scibile musicale dagli anni ’60 ad oggi (no, vi prego, non paragoniamolo al genio sregolato di Morgan), che si alza in piedi e dice “ok, ragazzi, purtroppo non posso oppormi alla scelta della produzione su quale gente invitare qui, però personalmente, per la carriera che ho, per ciò che dico ai concorrenti e per ciò che rappresento, volevo dirvi che mi dissocio dalla definizione di grande artista che è stata data poco fa al tipo che è entrato in scena”.
Pensa che super figura da super mega figo. Non mi sta particolarmente simpatico, col suo fare da rochettaro riccoide alla corte di sua Maestà il denaro, ma con una presa di posizione del genere avrebbe davvero meritato dieci milioni di applausi per vent'anni di fila.
Invece… niente, silenzio, tutto come nulla fosse, si ricomincia la gara, e ricominciano le prediche ai concorrenti che dovrebbero imparare a cantare ed essere “artisti”.

Pensare che la settimana prima era stata ospitata Carmen Consoli, e che nel suo gruppo aveva, fra gli altri, Marina Rei alla batteria e Max Gazzè al basso; aveva anche citato Battiato per salutarlo, ma senza eccedere, solo qualche verso parlato, da “Tutto l’universo obbedisce all’amore”.

Va bene, mie cari puledri di zebra a quadretti che non siete altro, se siete giunti fino a qui - e dubito, perché se mi sono rotto le palle io a scrivere, figuratevi voi a leggere - vuol dire che attendete con ansia una chiusa a questo agguerritissimo post, ma devo deludervi parecchio, perché temo di essere sfornito di idee per finire in bellezza.
Non sempre so cosa scrivere esattamente, a volte perdo davvero lo smalto, e non quello delle unghie.
Probabilmente non sono per nulla un bravo blogger, uno scrittore, un tipo social in grado di affiliare i propri lettori, un leone da tastiera.
Cosa volete che vi dica, temo proprio di non essere un buon prodotto commerciale.

p.s.: ecco il brano - ed il video - che ho scelto per questo post, a proposito di artisti, di coraggio e di messaggi da veicolare. Buona visione, e… dedicatela a chi volete, tanto è buona per tutti ;)

Brano musicale: Vaffanculo, Marco Masini


parole chiave del post

#XF2021
#XFactor
#xf21
#prodottocommerciale
#musica
#sponsor
#lupi
#arte

Nessun commento: