Qual paura fottuta di Amleto coglie l'attore imbèrbe, intento a sfidare mille e più di mille esibizioni mirabolanti di straordinari predecessori!
Paura giustificata dalla mole catastrofica di clichè vomitati addosso agli allievi durante i percorsi affrontati in scuole di teatro da nomi importanti, o meno importanti, oppure del tutto sconosciute.
Una paura, quella su Hamlet, giustificata dal solo fatto che ci si sofferma all'enorme ostacolo numero uno - che, poi, potrebbe senz'altro essere anche il mio - vale a dire ricordare il testo integrale a memoria, rendendo comunque credibile la messa in scena, così da non offendere la buon'anima del povero William.
Beh, quando uno come me passa anni a sperimentare il Sistema Stanislavskij, per poi accorgersi che di quella scienza coglie soprattutto l'aspetto emotivo dell'improvvisazione sul palco, è difficile che provi anche solo ad immaginare lo studio di decine di battute; eppure, lavorando sui personaggi di quella tragedia, qualcosa accade: si capisce come avrebbero potuto vivere prima della messa in scena, il perchè di certe battute, quale potrebbe essere la loro psicologia sottointesa.
Ecco la magia del Teatro.
Sì, certo, distruggo un testo, lo spezzetto, lo smembro,
ne creo uno nuovo,
nascono nuove scene.
I personaggi si mostrano in tutta la loro forza se sono fragli
ed in tutta la loro fragilità se sono stati dipinti forti.
Ecco la magia del Teatro.
La fottuta paura di cui alla prima riga sparisce nel nulla.
Io sono un altro Claudio. Io sono un'altra Gertrude. Io sono un altro Amleto.
Questo è il lavoro dell'Attore sul Personaggio che quest'anno sto portando avanti nonostante la brusca frenata di Febbraio. Tre personggi a discapito di tanti altri - che importa - William mi perdonerà, ma anche lui dovrà pur rendersi conto che non si può tutte le volte scrivere tragedie stupende con decine di personaggi tutti degni di profonde analisi psicologiche.
Se non merito il suo perdono, immagino che il suo spettro comparirà di tanto in tanto al mio fianco nei momenti di convivio, a ricordarmi che le sue tragedie non si maneggiano come fossero balòcchi, e che io non sono Carmelo Bene.
Io, ovviamente, non ascolterò la voce giunta dall'aldilà, e sfiderò i presàgi.
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